Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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L’orazione latina nella cappella pontificia (1789)

     Anche quest’anno il Diario Ordinario di Roma riporta la notizia che, per l’Epifania, il Papa, terminata l’orazione, passato alla camera dei paramenti, messo il triregno, è andato alla Cappella Sistina per assistere alla solenne Messa, assistito dal card. Corsini e con l’intervento di altri 20 porporati, di cui assistenti al soglio Carafa, Boncompagni e Salviati (questi due da diaconi), del contestabile principe del soglio, dei conservatori, dell’ambasciatore di Bologna e della solita prelatura, “la consueta Orazione latina … dottamente pronunciata dal R.mo P.M. Fr. Carlo Caselli proc. gen. dell’O.S.M.”. (93)
     Caselli, cogliendo l’occasione della giornata dedicata ai Magi, ricorda il loro lungo cammino, guidati dalla stella, per giungere alla culla, fonte di vita. Passando attraverso l’interloquio con Erode, il richiamo alle scritture profetiche, ma insiste sulla loro scienza, ponendosi domande sulla loro dottrina. Ritiene opportuno osservare quanto sia vana la scienza, senza carità, poiché non edifica, vana la dottrina, occupa la bocca, non il cuore, la scienza allora si perverte. Scienza delle scritture, custodita anticamente dai sacerdoti. Interrogati dove Cristo sarebbe nato. Torna a riflettere: apprendere dalla bocca, o dal cuore? Scienza divina, carità, o superba ostentazione? Si volge al Presepe, menzionando S. Gregorio Magno, ricorda che occorrano sia i precetti sia i moniti (ha già accennato a S. Agostino, a S. Leone, all’Ecclesiaste), torna alla “radiante stella per gratiam” per concludere con il pargolo che, ora, vagisce dalle braccia della Madre, arrivando fino alla destra di Dio Padre, ove regnante lo adoriamo senza limite.

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(93) Diario Ordinario, N. 1464, 10 gennaio 1789, in Roma, presso la Stamperia Cracas, p. 13.