Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Classificate di ‘ordinaria amministrazione’ sono tre lettere di Clementi, da Torino, a Caselli, a Roma, del 28 maggio, del 2 giugno e del 2 luglio. (86)
     Il 2 luglio Caselli scrive da S. Marcello al carissimo Fr. Antonio Rossi perché vorrebbe assumesse l’economato del monastero di S. Caterina a Portaria (presso Terni, diocesi di Spoleto) in seguito alla partenza del P. Pellegrino Wiser. Infatti, varie pagine rispecchiano l’intrattenimento presso la sacra congregazione de’ vescovi e regolari, che segue lo svolgersi delle pratiche, e della Penitenzieria, dove il tavolo di mons. Origo viene invaso da tutte queste carte. Intanto l’abbadessa supplica dal Papa l’assoluzione dalle censure per rate non depositate, anche se è già la seconda volta, e verrà benignamente assolta. L’anno scorso le monache hanno dovuto mangiare pane pessimo e comprarne a Todi un po’ di quello buono e l’olio. Raccolto scarso, venduto sulla piazza di Terni, mentre il P. confessore si comporta in maniera stravagante, ha girato in paese in abito secolare, provocando risa e scherni. Sin dal 3 giugno 1786 è stato evidenziato l’enorme sbilancio, non ostante l’estensione dei poderi, l’ottima qualità di grano, mosto, olio e pascolo, la concimazione naturale dei terreni. Le troppe ‘visite’ alle botti dei PP. confessori succedutisi, la mala amministrazione, congiuntamente alla poca economia delle monache, cui si aggiunge la vendita di buoi e giumente, come ha fatto P. Ottaviano Colacicchi, con la sua poco religiosa condotta. Son tutti elementi che possiamo evincere dalla lettera informativa del vescovo al procuratore generale e dalla relazione circostanziata elaborata da questi, dopo aver pazientemente collazionato vari documenti relativi, impiegando un po’ di tempo nel raccoglierli ed elaborarli, per stilarla, corredandola di 16 allegati, con esami dettagliati, proposte e controproposte.

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(86) Epistulae, v. 41 (1786-88), ff. 204-06, 242.