Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Un rescritto del 5 gennaio 1788, annuendo il procuratore generale, concede di erigere un altare ‘pro infermis’ nella camera del P. Felice Costa, ex provinciale e definitore generale, nel convento della SS. Trinità di Racconigi. Asserendo di subire i frati conversi delle quattro province dello Stato Pontificio marcata usura del loro vestiario (incombenze in cucina, in cantina, pulizia del convento e della chiesa, cavar acqua dal pozzo, accatastar legna ed altro), chiedono congrue provvigioni ma non osano sottoscriversi, per timore di incorrere o in carcere od in una persecuzione, ma il parere in latino del Caselli enumera i quattro punti falsi delle rimostranze, in accompagnamento il 10 al card. Carafa della sacra congregazione dei riti. Padre Giacomo Massa, di Sanremo, diocesi d’Albenga, rivolge una supplica al papa per ottenere l’assoluzione dalla sacra penitenzieria, essendosi intrattenuto fuori senza licenza. Si è giustificato esponendo che, due anni prima, essendo stato destinato a Montefano, si recò in patria per ritirare una somma lasciatagli da sua madre, ma l’esecutore testamentario avendo ricusato, ha dovuto chiamarlo in giudizio e, dopo lungo dibattimento, finalmente la causa è stata decisa a suo favore. Deve ora emendarsi con litanie, esercizi spirituali, qualche digiuno a pane ed acqua, recita dei salmi in ginocchio, secondo la sentenza del 28 marzo di mons. Origo, a tenore della memoria di Caselli. Il 5 maggio il segretario della sacra congregazione de’ vescovi e regolari G.M. della Somaglia scrive un ‘biglietto’ al procuratore generale dell’ordine, circa Vincenzo Arnaldi, già priore per nove anni a Sant’Angelo in Vado, ‘del quale però non è figlio’, poiché, destinato a Todi dall’ultimo capitolo provinciale di Perugia, tergiversa, affinché gli si ordini di partire e mai più ritornare senza permesso della congregazione, percui Caselli il 7 rende esecutivo quest’ordine con intimazione al frate, scrivendo parimenti al priore di Sant’Angelo in Vado, G.B. Gazzani, al P. generale a Parma e rassicurando monsignore dell’esatta esecuzione. (85)

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(85) Registro Procuratori Generali, 1786-92, v. 36, ff. 67, 70-71, 80-81, 85-87. Al f. 85 anche circa un professo corso.