Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Nel 1786 Leopoldo I di Toscana ha promulgato il nuovo codice penale, abolendo tortura e pena di morte. Il vescovo di Pistoia e Prato, Scipione de’ Ricci, d’intesa con lui, ha convocato il sinodo per promuovere una riforma ecclesiastica in senso giansenista. (82) Giuseppe II ha promulgato la prima parte del nuovo codice civile (proprietà e diritti delle persone). Morto Federico il Grande, gli succede il nipote Federico Guglielmo II. Poi, Giuseppe II nel 1788 promulga il nuovo codice penale; riduce i Paesi Bassi a provincia austriaca e scoppiano tumulti a Lovanio ed a Bruxelles; in Crimea incontra Caterina II.
     Essendo stato incaricato il Du Tillot da Filippo V di Spagna di occuparsi di suo figlio Filippo, nominato duca di Parma nel 1784, lo ha seguito come consigliere in tutte le riforme della politica illuministica e giansenistica, mentre il vescovo Adeodato Turchi si è impegnato a conciliare fede e ragione.
     Per usare un linguaggio figurato, possiamo considerare che molti ‘han la testa nel giansenismo’, chi per adesione, dedizione più o meno assoluta, altri per studiarlo, combatterlo, criticarlo, ma vi è anche chi ha in capo non solo ‘riccioli’ ma pure ‘mèches’ di quel genere, in maniera più o meno vistosa, a volte sotto il cappuccio o le falde del cappello, chi con una tintura più o meno diluita se ne cura anche la barba e, persino il nuovo vescovo di Parma, il Turchi, non ne rimane completamente asettico.

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(82) Gli scritti del Sarpi avevano un posto d’onore nelle biblioteche dei giansenisti e mons. de’ Ricci ne voleva addirittura un ritratto, in Pietro SAVIO, Devozione di mgr. Turchi alla S. Sede, pp. 236-37; nella biblioteca del futuro card. Spina (al Seminario di Genova) vi è il Trattato storico-dogmatico-critico delle indulgenze, seconda ediz., Prato, 1787, in cui vien evidenziato l’abuso di esse e la non chiara definizione del concetto.