Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Però, cogliendo e precorrendo le effervescenze rivoluzionarie, il boomerang consisterà proprio nel fatto che, invece di esser criticato di conservatorismo, verrà criticato per il suo progressismo, nell’accusa di aver favorito i servi anziché i padroni, percui volantini e libelli non sono diretti contro il clericalismo ma bersaglio principale diviene l’Editto di tolleranza, suscitando proteste delle autorità religiose dei Paesi Bassi, che vorrebbero impedire l’istituzione di gruppi calvinisti.
     In tutto questo processo di riforme, si inserisce il viaggio di Pio VI a Vienna (1782) che, con grande meraviglia di Giuseppe II, vien accolto entusiasticamente dalla folla. Il sovrano rivendica la nomina dei vescovi, essendo una prerogativa dei re apostolici d’Ungheria sin dal medioevo. Nel bilancio politico-ecclesiastico dobbiamo osservare che, giansenisti e riformatori, anche i più moderati tra loro, non riusciranno ad imporsi, rimanendo clero e fedeli, di fatto, papisti. (68)
     Anche Federico II, con l’emancipazione dei servi, scavalca la Russia di un secolo ma perde il consenso di parte della nobiltà.
     Finalmente, Inghilterra e Stati Uniti il 3 settembre 1783 firmano il trattato di Parigi che riconosce la loro sovranità. Federico II, per controbilanciarsi con Giuseppe II, promuove un’azione diplomatica per unire i popoli tedeschi. Caterina II annette la Crimea, con l’appoggio di Austria ed Inghilterra, che tengono a freno gli ottomani, fino al trattato di Costantinopoli del 1784.

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(68) F. FEJTO, pp. 88, 89, 91-92.