Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     E’ giovanissimo, ha appena compiuto i 22 anni. Con lettere del 15 dicembre 1762 Caselli vien trasferito al convento di Pistoia. L’anno seguente, il 23 agosto 1763 il P. gen. Vernizzi gli fa pervenire (anche queste tramite il provinciale della Toscana, il teol. e storico Filippo Tozzi, il quale sostituirà P. Adami all’università di Pisa negli anni del generalato), le lettere patenti per l’ordinazione sacerdotale, (27) che riceve il 24 novembre (se è vera questa data, non si capisce perché si siano fatti trascorrere tre mesi, forse in attesa della particolare dispensa per l’età e per gli interstizi), dalle mani del vesc. di Pistoia e Prato, Federico Alamanni. E’ quantomeno strano che l’ordine, dopo gli studi compiuti a Bologna, a Torino e conclusi brillantemente a Firenze, invii il giovane a farsi ordinare a Pistoia. La diocesi è retta da un vescovo fiorentino, figlio di Raffaele e di M. Maddalena Rucellai, laureato in utroque jure a Pisa, che nel 1748, riunito il sinodo diocesano, ha pubblicato negli anni seguenti le costituzioni, Supplementa Synodalia (1748-54), tuttavia, a proposito del suo presunto giansenismo, ha impostato la sua vita a riserbo nei confronti dei gesuiti, cercando di non oltrepassare i limiti di un certo rigorismo.
     A Pistoia Caselli è solo di passaggio, avendo già da alcune settimane in tasca il premio più ambito: sin dal 20 settembre 1763 il gen. Vernizzi si è premurato di fargli pervenire le lettere patenti per passare da Pistoia al convento di S. Marcello nell’Urbe dove, annesso alla casa generalizia, in via del Corso, si trova il prestigioso collegio di Enrico di Gand, ossia Gandavense, che solo ai migliori è concesso frequentare, oggi diremmo una scuola di specializzazione, ma i requisiti occorrenti per accedervi sono due, grande attitudine agli studi ed adeguati mezzi di sostentamento, essendo assai cara la retta.

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(27) Ibid.., 32, ff. 2v, 89v e 216v.