Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Ha sposato Maria Catterina Negrone ed hanno avuto parecchi figli e figlie: Damiano, il sac. Vittorio Amedeo, Francesca Maria, Isabella Barbara, Maria Anna, Angelina, i serviti Carlo Francesco (il nostro futuro cardinale), Giuseppe e Paolo Giuseppe.
     Domenico muore nel 1768 ed è sepolto nella chiesa dei Santi Alessandro e Carlo ad Alessandria. (11) Tra un “requiem” e l’altro, tra il fumo odoroso dell’incenso che s’innalza, si sussurra con ammirazione che tutta la chiesa sia opera sua e che, quindi, essa lo accolga nel suo abbraccio celestiale, mentre i figli nel chiostro continuano a pregare per la sua anima. Vien quindi tumulato, per sua volontà, in questa chiesa, considerata una delle migliori espressioni del barocco alessandrino, realizzata anche grazie alle elargizioni di due vescovi fratelli, i barnabiti Francesco e Gian Mercurino Gattinara, imparentati con i Ghilini. La paternità del progetto e dell’opera, pur in assenza di documentazione, è unanimemente attribuita a Domenico.
     Mentre abbiamo composto un profilo di Domenico, esistendo solo tessere sparse del mosaico della sua vita, diamo intanto in questo capitolo un accenno iniziale sull’ arch. Giuseppe, assai più noto. (12) Abbiam accennato alla sua nascita: padrino è stato il governatore don Giuseppe Corredor (Gubernator huius Oppidis) a Serravalle Scrivia, dove è inscritto nei registri della parrocchia dei Santi Martino e Stefano. Il padre, Giambatta, si è trasferito colà per dirigere quella cava, dalla quale il figlio Giuseppe trarrà nel 1769 le 54 lastre della granitica pietra di beola, che porterà ad Alessandria con 27 carri, per costruire i parapetti delle otto isole interne della Fiera. Giambatta nel 1752 ha lasciato tutta l’amministrazione dell’azienda nelle mani del figlio, che si brevetterà architetto nel 1759, dopo sette anni di intensi studi della materia. L’arch. Giuseppe è cugino di primo grado di Carlo Francesco, il futuro cardinale.

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(11) Testamento Notaio Cermelli, 1768.

(12) Come esamineremo in seguito, oltre alla mole di documenti d’archivio, ne ha scritto ampiamente T. SANTAGOSTINO, Settecento in Alessandria, 1947.